di Luciano Anelli
La solitudine non ha sesso. Lo dice Daniela Baldassarra autrice della piéce teatrale che andrà in scena il 25 aprile a Bari.
La Regione Puglia ha indetto la giornata contro le solitudini -25 settembre.
Durante una conferenza stampa , indetta presso la Regione Puglia, l’Associazione proponente Giraffe Onlus (Centro antiviolenza Donne) nella persona di Maria Pia Vigilante, l’Assessora al Welfare della Regione Puglia, Elena Gentile, la Consigliera Regionale di Parità, Serenella Molendini, la Consigliera di parità della Provincia di Bari, Stella Sanseverino e l’Assessore Comunale, Ludovico Abbaticchio, hanno presentato il Progetto “Solitudini”, intese come condizioni di disagio, con la rappresentazione teatrale , presso il Teatro Kismet di Bari, di due monologhi, quale momento di attenzione ad ogni forma di Solitudine. Il lavoro è stato scritto e diretto dalla giovane regista Daniela Baldassarre e viene interpretato dagli attori Arianna Gambaccini ed Andrea Simonetti in due monologhi che fotografano, in maniera diretta e profonda, due tipologie e due diverse occasioni in cui la solitudine si manifesta e nelle quali tutti possiamo quotidianamente ritrovarci. In “Cari amici miei” una donna disillusa racconta e descrive le dinamiche di come ci si possa sentire soli anche in situazioni di condivisione con altri. In “E pensare che volevo essere Giacomo Leopardi” un muratore si racconta ad un pubblico sconosciuto, perché è più facile che farlo conle persone che si amano e con cui si vive.
Abbiamo allora intervistato l’autrice, Daniela Baldassarre, per saperne di più:
Come è nata questa ispirazione ? E’ determinata da uno stato personale ?
E come fa la solitudine a non essere uno stato personale?? Io credo che la solitudine sia una condizione esistenziale universale. In modi diversi, con intensità diverse, il sentimento di estraneità rispetto al mondo è lo spettro con il quale ognuno di noi deve quotidianamente fare i conti.
Nel mio percorso di scrittura, ho sempre cercato di sviscerare tematiche sociali. La violenza sulle donne e la solitudine sono i temi che mi interessano maggiormente, perché credo che siano alla base del nostro declino morale e sociale.
Come si è evoluto il progetto che ha portato alla rappresentazione a Bari e all’istituzione della giornata regionale contro le solitudini ?
Le due storie che formano lo spettacolo “Solitudini” sono nate in due momenti differenti, anche abbastanza lontani tra loro. Le ho messe insieme per avere una storia maschile e una femminile rispetto alla tematica…questo perché la solitudine non è affatto sessista.
L’idea della “Giornata Regionale contro la Solitudine” mi è nata perché considero l’emarginazione individuale una piaga sociale al pari di tante altre: razzismo, pedofilia, alcool….Credo che tantissimi di questi mali derivino proprio dallo stato di isolamento delle persone, rispetto ad un sistema sociale che non li comprende più, e che anzi troppo spesso li mortifica. E l’esclusione dai rapporti sociali a lungo andare incattivisce e accresce il rancore e il disagio che spesso, purtroppo, sfociano in violenza.
Poi per la ‘concretizzazione’ di questa idea mi sono rivolta a Giraffa Onlus, associazione con cui avevo già collaborato per un mio precedente progetto teatrale sulla violenza sessuale, e insieme abbiamo coinvolto le Istituzioni del nostro territorio.
Cosa ti aspetti e cosa ti prefiggi ?
C’è una diffusa “omertà” rispetto al proprio sentimento di solitudine…difficilmente qualcuno ammette di essere isolato, anzi spesso si finge esattamente il contrario. E così le domande che tutti, e dico tutti, ci poniamo (“Che ci faccio io qui? Chi mi aiuta? Di chi posso fidarmi? E’ questa la vita che volevo?”) troppo spesso restano senza risposta, nella frustrante sfera del “non detto” e del “non condiviso”. Questo spettacolo vuole invece metterci dinanzi ad uno specchio, vuol dare la possibilità di confrontarci con la nostra personale Solitudine, per provare a non averne più paura e a non mentire più a noi stessi.
Cosa vuol dire “solitudine” per te ?
Solitudine per me vuol dire aprire gli occhi la mattina e non avere la gioia di rivolgere a qualcuno il primo pensiero della giornata.
Vuol dire silenzio non cercato, vuol dire assenze di cui si avverte forte la mancanza.
Come hai scelto i due attori ?
Questo spettacolo non sarebbe stato così importante per me se non avessi avuto Arianna Gambaccini, attrice che potrebbe recitare anche solo muovendo i suoi occhi pieni di verità, e Andrea Simonetti, attore e uomo di indicibile sensibilità, sicuramente uno dei migliori artisti del nostro territorio. Entrambi hanno sposato il mio progetto con grande entusiasmo e io continuo a emozionarmi ogni volta che li vedo recitare. Paradossalmente, in questo percorso sulla solitudine, con loro non mi sono sentita sola.
Hai in cantiere altro sia sul tema che su altri temi, anche sociali ?
Nel 2013 tornerà “Libellule senza ali”, il mio precedente progetto teatrale promosso da Giraffa Onlus sulla violenza sessuale. Tornerà in una nuova veste, più matura, con una nuova regia e una nuova attrice.
E poi sicuramente ci sarà il seguito di Solitudini, visto che dall’inizio l’idea era di realizzare vari spettacoli sul tema, proprio perché la solitudine ha migliaia di sfaccettature ed era impossibile sviscerarle in un unico spettacolo. Anche perché Maria Pia Vigilante per prima, non vuole che la Giornata Regionale contro le Solitudini resti relegata al 2012, ma deve giustamente essere ricordata ogni anno. Quindi il 25 settembre 2013 sarà pronto il nuovo spettacolo!
Sentiamo l’attrice, Arianna Gambaccini, come ha vissuto la preparazione all’evento:
Ti sei mai trovata nelle situazioni descritte nel monologo che reciti in “Solitudini” ?
Quando ho letto il monologo ho sorriso… perchè tante volte (purtroppo) mi è successo di ritrovarmi in una situazione di “forzata socialità”… dove ci si aspetta che ci sia un’intimità scontata a volte come l’affetto che si dovrebbe provare per gli altri “commensali”… quella descritta da Daniela è purtroppo una condizione universale, che a tutti, prima o poi, è capitata… le solitudini più grandi sono quelle che si provano in famiglia, quando non ci si riconosce in nessuno…
Cosa provi quando reciti il monologo ? Le sensazioni sono sempre le stesse ?
ogni volta che recito questa parte è una sfida: ci sono parole e sfumature sempre nuove… c’è sempre qualcosa che si può fare in più, un angolo che non si è esplorato abbastanza a fondo… uno spettacolo non è mai uguale a se stesso così come non lo siamo noi…
Come sei capitata in questa iniziativa ?
Sono entrata in questo progetto tramite Daniela, che mi ha contattato… Ho “cavalcato” subito la battaglia: sono cresciuta in un periodo in cui non omologarsi, essere diversi, volere cose diverse per il proprio futuro significava avere gli sguardi e giudizi puntati addosso, silenziosi di fronte ma non alle spalle… so cosa significa essere soli,e, ripeto, non riconoscersi in nessuno… che non significa sentirsi superiori, no ; ma guardarsi intorno e cercare disperatamente qualcuno che parli la propria lingua…
Quali progetti hai per il futiro ?
I progetti per il futuro sono tanti e molteplici…Voglio continuare a recitare e collaborare con Daniela, che stimo tantissimo e che ha la gran dote di unire comicità e tragicità; e voglio imparare tanto…
per poter tradurre in spettacolo qualcuno dei miei scritti e cimentarmi nella regia… Se posso sognare allora perché non farlo in grande?
Durante la presentazione Maria Pia Vigilante, di Giraffe Onlus, Associazione di donne che si occupano di donne vittime di violenze in tutte le declinazioni in cui questa viene esercitata, ha ricordato che anche il Sindaco di Milano ha varato il progetto di Inclusione degli emarginati e soli, mentre l’assessore comunale Abbaticchio ha ricordato quanto sia penoso essere soli in mezzo a tanta gente distratta. Stella Sanseverino ha ricordato un caso specifico ed attuale di emarginazione e solitudine di una giovane donna, oggetto di violenza, ma che ha perso il lavoro, calunniata dalla moglie dell’aggressore, emarginata da tutta la società in cui vive e senza alcun indennizzo, mentre l’aggressore, patteggiando è libero ed al suo posto di lavoro.
1 commento
Temo che la solitudine sarà uno dei problemi sociali che si allargherà a vista d’occhio nel prossimo futuro, e non solo per esclusione sociale dovuta a handicap, o depressione, o uscita dal mondo del lavoro, ma anche per i tanti separati/e ufficialmente e dentro la stessa casa; per l’alto numero di singols maschi e femmine, e per l’alto numero di vedovi/e ( anzi mi spaventa la percentuale, per esempio, che ho tirato fuori dalla popolazione del mio paese, NOci(BA): su una popolazione di circa 20.000 abitanti ci sono il 3% di vedovi, e il 12% quasi di vedove, in pratica un esercito di donne, di migliaia di donne sole (o quasi). Ritengo che l’uso del teatro, luogo catartico per eccellenza, sia ottima cosa per metabolizzare pensieri e sensazioni. Grazie. Diffonderò.